Che cos'è l'influenza

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La classica influenza, chiamata influenza stagionale, è un'infezione virale delle vie respiratorie causata da virus appartenenti al genere Orthomixovirus

La classica influenza, chiamata influenza stagionale, è un'infezione virale delle vie respiratorie causata da virus appartenenti al genere Orthomixovirus. L'uomo viene infettato soprattutto da virus influenzali di tipo A e B, che differiscono tra loro essenzialmente per le caratteristiche delle proteine presenti sul loro involucro esterno (antigeni di superficie), chiamate emoagglutinina (H) e neuraminidasi (N). Entrambi i tipi di virus mutano con molta facilità, cambiando di anno in anno le proprie caratteristiche e risultando ogni volta "sconosciuti" per il sistema immunitario che dovrebbe contrastarli. Per questa ragione, a ogni stagione influenzale - che in Italia va grosso modo da fine novembre a metà marzo, ma che talvolta può sopraggiungere con alcune settimane di anticipo - ci si trova sostanzialmente indifesi nei confronti dell'influenza e per assicurare una prevenzione efficace deve essere studiato ogni anno un nuovo vaccino.

Quali sono le principali regole di prevenzione?

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Quando e perché può verificarsi una pandemia

La principale modalità di mutazione, comune sia ai virus A sia ai virus B, è il drift antigenicoche porta alla produzione di ceppi sostanzialmente simili a quelli originari e relativamente poco aggressivi in termini di infettività ed effetti dannosi per l'organismo (epidemie influenzali comuni). Solo i virus di tipo A possono andare incontro anche a variazioni più marcate (shift antigenico) che li rendono del tutto nuovi dal punto di vista immunologico e, quindi, in grado di contagiare molto in fretta un gran numero di persone e di determinare quadri clinici più gravi. È in seguito a questo shift che si formano ceppi in grado di dar luogo a una pandemia (vale a dire, epidemia che colpiscono oltre il 40% della popolazione) e di determinare sintomi più gravi, con frequenti complicanze e alto tasso di mortalità, non soltanto nelle categorie di soggetti a rischio, ma anche in persone in buono stato di salute generale. Dai dati storici, si sa che lo shift antigenico avviene periodicamente, a intervalli di tempo variabili da 11 a 42 anni. L'ultimo è avvenuto verso la fine degli anni Sessanta e ciò porta a supporre che la prossima pandemia sia imminente.

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Le pandemie nella storia

Nella storia recente si sono verificate tre pandemie: la Spagnola (1918-19), l'Asiatica (1957-58) e la Hong-Kong (1968-70). La Spagnola colpì la popolazione mondiale (soprattutto giovani e bambini) in tre ondate successive, causando milioni di decessi per l'elevatissima e inattesa incidenza di polmonite batterica come principale complicanza. Secondo valutazioni posteriori sicuramente sottostimate, in 10 mesi la Spagnola causò da 20 a 40 milioni di morti.
A fare i conti con l'Asiatica, causata da un virus influenzale H2N2, furono percentuali variabili dal 20% al 100% della popolazione. Le incidenze maggiori (oltre il 50%) si registrarono tra bambini in età scolare, soggetti istituzionalizzati o che vivevano in condizioni igienico-sanitarie precarie.
La pandemia del 1968-70 a Hong Kong mise a letto circa mezzo milione di persone, diffondendosi poi nel Sud-Est asiatico, in India, Australia e Giappone. Negli Stati Uniti si ebbe il picco influenzale nel dicembre del 1968 con il 30-40% della popolazione colpita e classi scolastiche dimezzate. In Europa, la pandemia ebbe un impatto meno marcato, ma tutt'altro che trascurabile: solo in Polonia si registrarono 4 milioni di casi.

Il virus A/H1N1 e il rischio pandemia

Le pandemie temute negli ultimi anni, ossia quelle che avrebbero potuto originarsi dal virus dell'aviaria A/H5N1 tra il 2003 e il 2005 e dall'A/H1N1 nella stagione 2009-10, non si sono verificate, ma l'allarme era giustificato in entrambi i casi. Questi due virus, originati dall'unione di un virus influenzale umano e uno animale (aviario nel primo caso e suino nel secondo), avevano infatti tutte le potenzialità per trasformarsi in varianti di virus influenzale estremamente aggressive e pericolose per l'uomo. Fortunatamente, le mutazioni genetiche necessarie per renderli molto infettivi e dannosi non sono avvenute e i virus A/H5N1 e A/H1N1 sono riusciti a contagiare un numero contenuto di persone e a determinare complicanze gravi in pochi casi. Benché al momento l'emergenza sia venuta meno, il rischio pandemia non si è azzerato. Di fatto, un ceppo virale potenzialmente pandemico può generarsi in qualunque momento, in modo imprevedibile: per questa ragione i sistemi di monitoraggio epidemiologico devono mantenersi sempre in allerta e pronti a intervenire in caso di necessità.

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Come si trasmette l'influenza

L'influenza si trasmette per via respiratoria attraverso le goccioline di saliva cariche di particelle virali che gli individui infetti diffondono nell'aria tossendo, starnutendo o semplicemente parlando. Nel primo caso, questo "aerosol" contagioso può disseminarsi fino a 1-3 metri di distanza dalla persona ammalata; le goccioline emesse parlando, invece, di solito non superano una distanza di 15-20 centimetri. Una persona infettata può trasmettere il virus a partire dal giorno che precede la comparsa dei sintomi fino a 5-7 giorni dopo: questo periodo di tempo può, tuttavia, essere più lungo, soprattutto se si tratta di bambini e di persone con sistema immunitario compromesso.
Un'ulteriore via di contagio influenzale è il contatto con oggetti sui quali si sono depositati i virus, che, su alcune superfici, possono sopravvivere anche per molte ore. Toccando questi oggetti e superfici contaminati e avvicinando poi le mani al naso, agli occhi o alla bocca si dà modo ai virus di entrare nell'organismo e causare l'influenza: per questo durante la stagione influenzale è particolarmente importante lavarsi spesso le mani e/o usare antisettici topici, soprattutto (ma non solo) dopo aver frequentato luoghi pubblici. Al contrario, i virus influenzali non si trasmettono attraverso il cibo.

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Segni e sintomi dell'influenza

sintomi dell'influenza nell'adulto comprendono febbre, sonnolenza, diminuzione dell'appetito, tosse; alcune persone possono manifestare anche raffreddore, mal di gola, nausea, vomito e diarrea. Per riconoscere l'influenza nel bambino è importante considerare quanto indicato per gli adulti, ricordando che:

  • i bambini più piccoli non sono in grado di segnalare con precisione il proprio malessere, ma quest'ultimo può essere riconosciuto dai genitori per la comparsa di irritabilità, pianto, inappetenza;
  • nel lattante l'influenza è spesso accompagnata da vomito e diarrea e soltanto eccezionalmente da febbre;
  • occhi arrossati e congiuntivite sono caratteristici dell'influenza nei bambini in età prescolare, in caso di febbre elevata;
  • nel bambino di 1-5 anni la sindrome influenzale si associa frequentemente a laringo-tracheite e bronchite.

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Le possibili complicanze dell'influenza

La complicanza più grave dell'influenza stagionale è la polmonite, causata direttamente dal virus influenzale o da altri virus o, più spesso, da batteri che infettano secondariamente una persona già ammalata. La sua insorgenza è più frequente in soggetti a rischio, ossia, in particolare, gli anziani (soprattutto se residenti in comunità o ricoverati in ospedale) e le persone affette da patologie croniche, specialmente a carico dell'apparato respiratorio, cardiovascolare o immunitario. Altre categorie di soggetti che devono prestare una particolare attenzione in caso di influenza sono i bambini nei primi anni di vita (1-5 anni) e le donne in gravidanza.
L'influenza può, inoltre, associarsi a complicanze a carico dell'apparato cardiovascolare (alterazioni del ritmo cardiaco, scompenso, arresto cardiaco). Raramente, nei bambini possono insorgere anche sintomi neurologici (convulsioni, epilessia, cambiamento dello stato mentale).

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