Antibiotici per i bambini: quando sono necessari?

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In molti casi, gli antibiotici possono aiutare a guarire rapidamente da un'infezione, ma vanno usati solo quando necessario

Gli antibiotici sono farmaci utilizzati per trattare le infezioni batteriche; oggi ci permettono di curare molte malattie che un tempo erano persino causa di morte. Nei bambini (ma anche negli adulti) l’utilizzo deve essere praticato con parsimonia e con coscienza, per non incorrere in effetti indesiderati, ma soprattutto per evitare l’antibiotico-resistenza.

A cosa servono gli antibiotici

Gli antibiotici sono sostanze capaci di neutralizzare i batteri e di rallentare la loro proliferazione nell’organismo. Risultano inefficaci, se non addirittura dannosi, se usati nei confronti dei virus, come quello dell’influenza.

I virus sono dei microrganismi estremamente piccoli, ben più dei batteri e il loro modo di funzionare li rende inattaccabili dagli antibiotici. Per riprodursi e sopravvivere, infatti, hanno bisogno di appoggiarsi a un ospite e alle sue cellule.

Gli antibiotici nei bambini vengono utilizzati per aiutare il sistema immunitario a debellare malattie di origine batterica come:

  • faringite
  • infezioni della pelle
  • infezioni urinarie
  • otite media acuta
  • polmonite
  • sinusite

Gli antibiotici sono estremamente utili per contrastare le infezioni, ma bisogna somministrare questi farmaci ai bambini solo se sono stati prescritti dal pediatra. È il medico, infatti, che, attraverso la visita ed eventuali esami, valuta se è in corso un'infezione batterica e potrebbe anche ritenere non necessaria la prescrizione dell’antibiotico, invitando i genitori a monitorare la situazione per qualche giorno.

Ci sono alcuni disturbi in cui l’uso dell'antibiotico non è indicato, a meno che non si verifichi una sovrainfezione batterica. Questi sono:

  • asma bronchiale
  • bronchiolite
  • raffreddore
  • influenza
  • laringite

L'uso eccessivo o errato degli antibiotici può causare da subito problemi anche gravi: da effetti indesiderati a vere e proprie reazioni allergiche, mentre, nel tempo, può svilupparsi anche una resistenza nei confronti degli antibiotici, una condizione rischiosa per il singolo individuo ma anche per la comunità.

Cos'è l'antibiotico resistenza

Gli antibiotici aiutano a combattere le infezioni batteriche in modo incisivo e veloce e sono ormai fondamentali per la cura di molte malattie, anche quelle più comuni. Sono particolarmente importanti quindi per la cura dei bambini, in quanto il loro sistema immunitario è ancora immaturo e ciò li rende più suscettibili alle infezioni. È vero anche, però, che somministrare gli antibiotici quando non necessario e assumerli nei modi e nei tempi sbagliati può portare ad antibiotico-resistenza.

Il problema dell’antibiotico-resistenza è una questione di grande attualità: i microrganismi oggi sono sempre meno sensibili all’azione degli antibiotici, si adattano alla loro presenza e risultano più difficili da combattere. Questo è accaduto, per esempio, con alcuni batteri noti con il nome di Staphylococcus aureus e Klebsiella pneumoniae, divenuti un problema anche nell’ambiente ospedaliero.

Per limitare il rischio di antibiotico-resistenza è bene:

  • non far prendere l’antibiotico ai bambini per un semplice raffreddore o influenza (a meno che non lo suggerisca il pediatra)
  • seguire scrupolosamente le indicazioni del medico in merito a dosi e intervalli di somministrazione
  • proseguire l’intera terapia antibiotica, anche dopo la scomparsa della febbre o altri sintomi.

Da che età si possono somministrare gli antibiotici

Gli antibiotici possono essere somministrati ai bambini fin dalla nascita, se necessario. La decisione spetta al pediatra, che sa valutare il rapporto rischio-beneficio per il singolo paziente. Può capitare che persino i neonati abbiano bisogno degli antibiotici, per esempio per un’infezione urinaria o per l’otite media. Per quest'ultima patologia, per esempio, sotto i 6 mesi verrà prescritto un antibiotico non appena si manifestano i primi sintomi, mentre con i bambini più grandi, le linee guida dicono di attendere un paio di giorni o tre per valutarne l’evoluzione, specialmente se l’infezione sembra aver colpito solo una delle due orecchie.

Una volta compiuti i 6 anni, il bambino potrà iniziare ad essere trattato con antibiotici come un adulto. Tuttavia, per la scelta della tipologia di farmaco e il dosaggio bisogna ancora affidarsi al pediatra o al medico di medicina generale, perché in questa fascia d’età possono variare molto i tempi e le dosi utili per il trattamento.

Tipologie di antibiotico diverse possono essere somministrate in base all’età, dall’infanzia all’adolescenza. Solitamente le più comuni sono:

  • antibiotici appartenenti alla classe delle penicilline (come l'amoxicillina)
  • cefalosporine
  • macrolidi
  • tetracicline

Quando dare l'antibiotico ai bambini?

L’antibiotico va somministrato ai bambini ad intervalli ben definiti e per il tempo indicato dal medico; in base al tipo di principio attivo verrà indicato anche se vanno somministrati prima o dopo i pasti.

Solitamente si preferisce far assumere l’antibiotico lontano dai pasti, per evitare gli effetti indesiderati che possono dare, ma anche per evitare interazioni con gli alimenti. Tetracicline e fluorochinoloni, per esempio, possono essere assorbiti con più difficoltà se associati a cibi ricchi di calcio, come i latticini. Queste classi di antibiotici non sono in ogni caso tra quelle maggiormente prescritte ai bambini.

Il motivo dietro a orari e dosi molto precisi sta nell’intenzione di mantenere nel sangue sempre una certa quantità di farmaco, affinché i batteri non abbiano la possibilità di moltiplicarsi. Un altro aspetto rilevante è quello dei giorni di somministrazione: spesso si tende a credere che, scomparsi i sintomi, l’infezione sia regredita e si possa interrompere la terapia antibiotica. Anche se le condizioni migliorano, non è detto però che tutti i batteri siano stati debellati: smettere di prendere l’antibiotico prima del previsto rischia di dare loro spazio per proliferare e di far incorrere il bambino in una recidiva dell’infezione, con tempi di guarigione più lunghi.