Affrontiamo la febbre senza paura

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La cura di un bambino che sta poco bene, passa anche attraverso l’aspetto psicologico e di relazione con il genitore. Per fare ciò è necessario adottare delle buone abitudini che, oltre a facilitare la guarigione, servono anche al bambino a mantenere la giusta serenità.

Quando il piccolo di casa si ammala, dobbiamo creare attorno a lui un clima positivo con poche regole ma molto chiare e alcune concessioni che lo aiutano a vivere meglio il periodo di disagio.

È indispensabile favorire l’instaurarsi di un clima certo della pronta guarigione, in grado di accogliere i momenti di maggiore disagio così come di sorridere in quelli di maggiore tranquillità.

I bambini respirano l’aria di casa, in senso letterale e anche metaforico-psicologico. Se noi siamo tranquilli, anche il bambinoal di là di qualche capriccio o inquietudinelo sarà. Se noi siamo ansiosi, trasferiremo la nostra ansia anche su di lui. Il momento del rialzo febbrile, nostro malgrado, può diventare l’occasione per far vedere al nostro piccolo di casa il lato più ansioso del nostro carattere e così determinare in lui la sensazione che ci sia qualcosa che non va. Che cosa possiamo fare per evitare di avvitarci in una spirale di stress e preoccupazione? L’ideale sarebbe imparare a gestire l’evento “malattia del bambino” attraverso una sorta di pilota automatico comportamentale. Che serve al bambino, ma non solo: serve anche noi. Le regole non devono essere tante, ma devono essere chiare: solo in questo modo riusciremo anche a ritagliarci degli spazi di piacevolezza, di coccola, di gioco e complicità. In questo modo tanto stress sparirà, il piccolo accetterà con migliore disposizione d’animo l’evento febbrile e il malessere conseguente e il feedback in termini di collaborazione sarà migliore.

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Si passa attraverso la misurazione della febbre

Al netto del fatto che alcuni disturbi non causano un aumento della temperatura (il mal di pancia o di testa, per esempio), è anche importante avere presente che un bambino che si lamenta, senza però avere segni oggettivi di malattia, potrebbe essere in un momento di fragilità emotiva che non va medicalizzato ma compreso, meglio se con l’aiuto del pediatra anche per escludere eventuali cause organiche. Se però il malessere si accompagna con i classici segni della febbre, la prima cosa da fare è misurare la temperatura. In questo modo noi possiamo spiegare al bambino che esiste un dato oggettivo alla base di qualsiasi comportamento successivo.

Una tuta da casa come armatura invincibile

Il passo successivo consiste nell’entrare immediatamente nella “modalità guarigione”. Spieghiamogli che è giunto il momento di dismettere gli abiti legati alla socialità per indossare invece una tuta comoda e confortevole. Ecco che qui possono entrare in gioco le sue preferenze: può essere utile fargli scegliere quale saranno (nei giorni) le tute che lo accompagneranno lungo la via verso il benessere. Si può cominciare da piccolissimi a fare ciò: diventerà un’abitudine ben radicata e, quindi, anche più efficace.

La comunicazione verbale e non verbale

Il bambino febbricitante va accolto con dolcezza, evitando di continuare a chiedergli come va o come sta. Non deve essere lui a rassicurare noi. Allo stesso modo, evitate silenzi e facce seriose quando guardate il termometro o preparate eventuali medicine: spiegate piuttosto che cosa state facendo, perché e quale tipo di beneficio ne deriverà. Se dovete andare dal pediatra, fatelo con il sorriso sulla bocca: il bambino deve percepire esplicitamente la vostra fiducia, per fidarsi anche lui.

Piccoli vizi

Dato che lo stato di febbre e malattia sospende di fatto le regole della vita normale, per cercare di alleviare i disagi è consigliata qualche deroga dalla normalità. Il bambino non può mai mangiare sul divano? Durante la malattia possiamo consentirglielo, anche in virtù del fatto che con la febbre andremo a privilegiare la logica del “poco ma spesso” e sempre con alimenti leggeri. Quindi la frutta, l’eventuale yogurt (rigorosamente fresco) possono anche essere consumati in maniera meno rituale.

Rinforzare i comportamenti virtuosi

Può essere che la malattia richieda procedure fastidiose come assumere una medicina sgradevole, monitorare la temperatura o eseguire dei lavaggi nasali o altro ancora. Ebbene, nel momento in cui il piccolo indossa la tuta-armatura deve essere avvisato del fatto che quelle procedure saranno non solo necessarie, ma assolutamente benefiche. E che ogni piccolo sforzo eseguito anche controvoglia è un passo deciso verso la conquista della guarigione. Essere positivi ma inflessibili su ciò migliora senz’altro l’adesione del bambino alle terapie ed evita che il momento dedicato alle pratiche mediche diventi uno psicodramma familiare. Comunque sia, non appena accetta la procedura, complimentatevi con lui. A maggior ragione se fa tutto senza lamentarsi: è bello sentirsi riconosciuti i meriti.

Inserire la malattia all’interno di un contesto di vita regolare consente al bambino di capire che la situazione è eccezionale ma comunque gestibile nell’ambito della normalità.

Approfittate dei momenti di benessere per giocare

Le malattie che causano rialzi febbrili si accompagnano spesso a momenti di malessere alternati a momenti in cui il bambino si sente meglio Ebbene concordate con il vostro piccolo quale può essere un gioco piacevole da fare insieme quando le cose vanno meglio, in modo che abbia fiducia nel fatto di essere accudito, considerato e viva la malattia come un’esperienza non esclusivamente negativa. Fate decidere a lui e adattatevi, concordando anche il tempo che eventualmente potete dedicare a questo gioco, se ci sono (come purtroppo è normale che sia) altri impegni e obblighi a cui far fronte.

La regolarità degli orari è importante

Inserire la malattia all’interno di un contesto di vita regolare consente al bambino di capire che la situazione è eccezionale ma comunque gestibile nell’ambito della normalità. Quindi bisogna cercare come e quanto possibile di mantenere gli orari di pranzo e cena, di eventuale riposino e di messa a letto.

Il “lettone” come rifugio eccezionale

Posto che la notte è sempre il momento peggiore, poiché si potrebbe verificare l’impennata febbrile, spetta a noi decidere se portare il bambino nel lettone. Ci sono controindicazioni razionali non indifferenti: una sostanziale certezza di contagio, un maggiore disagio da calore che potrebbe peggiorare la qualità del sonno e sicuramente dobbiamo mettere in conto una notte assai poco riposante. Vale comunque la pena di lasciare libertà al piccolo senza proporre la cosa e insistere in tal senso: realismo vuole che siamo comunque a pochi passi dalla sua camera da letto. E, dunque, il ricorso al lettone dovrebbe essere concesso solo in  casi davvero eccezionali

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