I rimedi "della nonna" sono davvero utili?

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Spugnature fredde, frizioni con alcol, borse del ghiaccio sono rimedi empirici un tempo molto usati per abbassare la temperatura. Restano un sapere tradizionale valido o è meglio soprassedere?

I rimedi tradizionali empirici per abbassare la temperatura corporea non hanno superato il vaglio delle linee guida scientifiche più moderne.

Meglio allora rinunciare a frizioni e spugnature a vantaggio dell’accettazione della febbre come strumento naturale per combattere le aggressioni virali e batteriche.

Quando un bambino viene colto da un rialzo febbrile importante, il desiderio di mamme e papà è quello che la temperatura si abbassi subito. È quella che, oggi, viene definita febbre-fobia e dobbiamo questa definizione a un pediatra statunitense, Barton Schmitt, il quale riconosceva i sintomi della stessa sia nei genitori sia (in maniera spesso indotta) nei bambini. Ciò che caratterizza questa fobia, come le altre del resto, è l’adozione di comportamenti non razionali per ciò che riguarda la soluzione del problema. In questo caso l’irrazionalità può manifestarsi anche con il ricorso a metodi empirici che non vengono (più) suggeriti dal medico perché le verifiche della evidence –based medicine hanno dimostrato che si tratta di pratiche inutili, nel migliore dei casi, o addirittura controproducenti nel peggiore. Ma esaminiamoli un po’ più nel dettaglio, per comprendere quali possano essere i problemi che potrebbero generare.

I bagni tiepidi
Si tratta di uno dei rimedi tradizionali più noti attraverso il quale, immergendo il bambino in acqua più fresca rispetto alla temperatura corporea, si ritiene di poter riportare la temperatura stessa a valori normali. Questa pratica è fortemente sconsigliata perché è molto stressante per il piccolo e, inoltre, la perdita di calore così improvvisa e dovuta a fattori esterni potrebbe innescare una reazione da parte dell’organismo che attiva ancora di più i meccanismi di rialzo termico. Il corpo, come sappiamo, si serve della febbre per interferire con lo sviluppo delle colonie virali e batteriche. Se noi interveniamo abbassando la temperatura in maniera improvvisa e “meccanica”, rischiamo di ottenere un effetto opposto a quello desiderato.

Le spugnature fredde
È un altro rimedio molto usato e anche in questo caso, potenzialmente dannoso oltre che inefficace. Il freddo potrebbe causare vasocostrizione (con una diminuzione della capacità di dispersione termica da parte del corpo) e brividi. Se gradito, un pannicello fresco sulla fronte può dare sollievo, ma a nostra volta non dobbiamo illuderci che sia un rimedio antifebbrile: agisce solo sulla superficie della cute e non a livello centrale, dove la febbre “nasce”.

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Le frizioni con alcol
Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un rimedio empirico che non ha alcuna vera utilità. Viene praticato poiché la volatilità (la velocità di evaporazione nell’aria) dell’alcol stesso offre una sensazione di freschezza sulla cute, ma è una sensazione illusoria. Innanzi tutto va chiarito che l’applicazione di alcol è da sconsigliare perché secca troppo la pelle, rimuovendo il film idrolipidico che la mantiene sana e la protegge da aggressioni cutanee. In secondo luogo non va trascurata la possibile azione di assorbimento dell’alcol per via cutanea, come ammoniscono gli esperti dell’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. In terzo luogo l’aromaticità dell’alcol sulla pelle potrebbe disturbare il piccolo, spesso alle prese con inappetenza e, talvolta, acidità gastrica. In ultimo, sempre questi vapori possono risultare irritanti per le vie respiratorie che, in caso di sindrome influenzale, sono particolarmente sensibili agli agenti irritanti.

Le frizioni con aceto
Vale lo stesso principio descritto per l’alcol e quindi valgono anche le stesse controindicazioni. A vantaggio dell’aceto abbiamo sicuramente una minore alcolicità e una minore tossicità per via cutanea, ma l’aromaticità dell’aceto potrebbe disturbare ancora di più un bambino alle prese con febbre, inappetenza e qualche difficoltà digestiva.

I “rimedi della nonna” possono andare in pensione: non sono efficaci e, anzi, possono essere egregiamente sostituiti da pratiche meno invasive e molto più sicure.

La borsa del ghiaccio
Alcuni studi scientifici (quello intitolato “Physical methods for the treatment of fever in critically ill patients: a randomized controlled trial” e pubblicato sul Journal of the Nursing School of the University of Sao Paulo è solo uno degli ultimi), hanno chiarito che l’applicazione di ghiaccio e impacchi freddi non consente di ottenere un significativo effetto antifebbrile, nemmeno se combinato con antipiretici e che in realtà sono solo questi ultimi a dare, una diminuzione effettiva della temperatura corporea nei pazienti alle prese con rialzi febbrili. Peraltro questo studio, svolto in ambiente ospedaliero, utilizzava metodi fisici di diminuzione della temperatura corporea molto più di impatto rispetto a quelli casalinghi.

Come dobbiamo valutare, allora, i “rimedi della nonna”? Nonostante possa permanere un certo affetto nei confronti di trattamenti empirici che possono anche avere contraddistinto la nostra infanzia, possiamo mandarli in pensione. Non sono efficaci e, anzi, possono essere dannosi. Da quell’epoca possiamo portare con noi la tenerezza, le coccole, quel senso di sicurezza che non può che aiutare ogni guarigione.

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